Stelvio-Running. Il racconto del mio record lungo i 21 km dello Stelvio!
La sera prima di un esame è come la calma che precede una tempesta.
Come da tradizione, la sera prima del tentativo del record ci vediamo io, Omar e Fabio per l’ultimo briefing prima della partenza. Con la cartina della salita dello Stelvio in mano, abbiamo cominciato ad analizzare il percorso, decidendo come affrontarla, stabilendo dei micro obiettivi intermedi.
La mia mente ha immediatamente elaborato una strategia su come poter affrontare le quattro mete prefissate.
Prima di andare a letto, Fabio mi abbraccia e mi dice: “Cosa ne pensi se domani mattina presto prima di vederci per colazione, vai a correre per 20 minuti?” senza esitare, rispondo che era un’ottima idea.
Prima di una competizione o di un’impresa, ho i miei riti da rispettare. Come un robot prima di dormire eseguo alcuni gesti che mi tranquillizzano e mi accompagnano al sonno. Dormo bene, anche se alle cinque sono già sveglia. Faccio un paio di esercizi di respirazione, poi alle 6.30 decido di andare a correre. Sono felice, sono convinta che andrà tutto bene. La giornata è spettacolare e il cielo terso. Io guardo le montagne e penso che lo Stelvio sarà mio. Finisco di fare il mio breve risveglio muscolare e sono concentratissima. Ho in mente ogni segmento, ogni curva, ogni cambio di pendenza.
Alle 10.30, il giudice federale mi da il via esattamente davanti alle Terme di Bormio.
Fabio e Francesca, una mia amica venuta da Roma apposta per sostenermi, sono in macchina che mi seguono, mentre Omar mi accompagna in bicicletta. Sono leggera, sorridente e ho in testa solo il primo obiettivo che avevamo impostato. Devo anche ricordarmi di bere, ma lo devo fare mentre corro, per non perdere tempo. Mi accorgo che non guardo la salita davanti a me, ma mi concentro solo sui miei passi. Non voglio esagerare con l’andatura, devo tenere le energie per la parte finale, gli ultimi chilometri sono i più difficili, essendo a 2.500 metri di altezza.
Il panorama è splendido e fino alle prime gallerie riesco a correre senza grande fatica. Il mio sguardo è fisso davanti a me, come fossi ipnotizzata dalla linea bianca della strada. Ogni tanto Fabio mi urla di tenere la frequenza di passo, di muovere le braccia perché mi possono aiutare a spingere meglio.
Il tratto al 14% di pendenza mi taglia un po’ il fiato, ma non mollo. Continuo a correre e le gambe rispondono bene. Sento il battito del mio cuore. Il tempo è ottimo, sono ampiamente al di sotto del record precedente. Ad ogni tornante cerco di riprendere il respiro allargando la curva. Continuo a salire, salgo sempre più in alto. Al 16° kilometro la valle si apre davanti a me e mi vengono i brividi dall’emozione. Comincio a vedere la cima, mi lascio andare, la salita è solo al 5 %. Ora mi gira leggermente la testa, l’altezza comincia a farsi sentire. Ci siamo, mi manca solo l’ultimo obiettivo, i tre kilometri finali, i più duri, i più difficili.
Ultima casa cantoniera ed eccolo, il Re Stelvio che mi guarda, che mi sta invitando a salire.
Adesso è come se una mano mi afferrasse la gola. Faccio fatica a respirare e le mie gambe diventano improvvisamente di marmo, sembrano fermarsi. Omar me l’aveva preannunciato che sarebbe successo. La difficoltà più grande è non abbattersi e cercare di continuare a correre senza fermarsi. Dentro di me continuo a ripetere che c’è la posso fare, che sono ampiamente al di sotto del record.
Rimango concentrata. Un chilometro, poi l’altro e un metro dopo l’altro, arriva l’ultimo chilometro al 9%. Faccio l’ultima curva, il mio ultimo sforzo e vedo il cartello del Passo dello Stelvio. Comincia a salirmi una gioia senza limiti, il mio cuore sta scoppiando di felicità. Varco il 21 esimo km.
Ce l’ho fatta!
Le mie braccia alzate verso il cielo. Abbraccio Fabio, Omar e Francesca. Il giudice mi rilascia uno scontrino che prova l’avvenuto record.
Ho conquistato lo Stelvio con il tempo di 2 ore e 11 minuti e 16 secondi.
Sono felice!