Restart. E’ arrivato il momento di ripartire

Quanto silenzio! Avevo bisogno di staccare e di dedicarmi ad altro.

Non so se anche a voi sia mai capitato. Da un giorno all’altro mi sono ritrovata a non avere più obiettivi. Nessuna gara, nessuna impresa. Mi sentivo in balia delle onde, sospesa nel vuoto, in alcuni momenti sentivo persino una stretta al cuore. La fase di accettazione è stata lunga, ogni giorno facevo dei piccoli passi in avanti, ma per la trasformazione ci è voluto almeno un mese. Nel periodo di lockdown mi sono costruita una routine precisa. Sveglia alle 7 o meglio mi alzavo a quell’ora, ma ero sveglia da almeno un’ora. Doccia, colazione, mi vestivo, giuro non stavo in pigiama, neanche i pantaloni. Poi sull’agenda mi scrivevo gli obiettivi della giornata. Cercavo sempre di fissare piccoli obiettivi, molto specifici, in modo da riuscire a realizzarli tutti entro sera. Ogni volta che ne raggiungevo uno, lo cancellavo con un pennarello rosso, e passavo al successivo. Avevo solo due locali in cui potevo andare, cucina e bagni. Gli altri erano occupati dalla famiglia: erano tutti “connessi”. Marcello in soggiorno, Filippo nella sua camera, Cecilia nella sua, Caterina nella mia. Rimanevano fuori i terrazzi ma a marzo era ancora troppo freddo. Quindi al mattino mi dedicavo a sistemare cucina e bagni, a leggere e a studiare. Era il momento di fare qualità. Mi hanno salvato i libri. Riprendere in mano dei capolavori mi ha portato a creare. Ad un bisogno irrefrenabile di inventare cose nuove, di trasformare la realtà.

Dopo una notte in bianco è nata la #50challenge. L’ho realizzata in poche ore.

Ho pensato che chiunque avesse una passione, un talento, qualcosa che amava fare e che in quei giorni potesse fare a casa, lo mettesse a disposizione di tutti per raccogliere fondi per il Policlinico di Milano.

Il 13 aprile, nel rispetto del decreto, ho corso per 50 km nel vialetto dei box di casa mia, 83 metri più 3 metri di curva. Ognuno ha fatto le cose più strane: qualcuno ha letto 50 pagine, qualcuno ha fatto 50 flessioni, altri hanno cucinato 50 biscotti o praticato 50 minuti di yoga, tutti si sono sbizzarriti con 50 cose. Perché 50? Perché il 13 aprile erano 50 giorni dal primo decreto restrittivo.
Non mi aspettavo la partecipazione di così tanta gente, abbiamo creato un energia pazzesca. Una carica di forza che per qualche giorno è rimasta sospesa nell’aria. Così ho continuato scendendo di 10 km ogni domenica fino al 3 maggio.

Ci sono stati giorni in cui mi mancava l’aria, in cui avevo bisogno di stare da sola e non pensare a nulla.

Ma la maggior parte delle giornate le ho trascorse sorridendo, per mano alla mia famiglia, assaporando momenti intimi con i miei figli. Questi mesi mi hanno permesso di capire l’importanza del tempo dedicato alle persone che si amano.

Dopo il 4 maggio ho ricominciato poco alla volta ad uscire, non volevo farmi risucchiare dalla “sindrome della capanna”.    Non è stato facile, per via delle mascherine che ti impediscono quasi di riconoscere le persone e soprattutto per il disagio di non poterti avvicinare alle persone. Quello che mi manca di più è l’abbraccio, soprattutto con mio padre.

Non sarà più come prima?

Sicuramente e sinceramente lo spero con tutto il cuore.

Buona giornata,

Ivy

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